banner esterno gallioTablinum Cultural Management: Palazzo Gallio, la splendida dimora rinascimentale affacciata sulle rive settentrionali del Lago di Como, a Gravedona ed Uniti, apre le sue stanze a quattro artisti contemporanei per una mostra in cui i protagonisti saranno: il paesaggio, la storia e l’emozione.
Non esiste un percorso più immaginifico e stratificato di quello che ha dato vita a questa mostra, nata dalla passione verso i luoghi da cui questi artisti hanno tratto ispirazione nel corso della loro carriera  e  che hanno trovato nel segno artistico la loro espressione più completa.
Una mostra fuori dagli schemi, con opere che offriranno al visitatore una lettura inedita e sorprendente sul tema del paesaggio inteso come traccia antropologica ma anche emotiva attraverso il linguaggio dell’arte.
Il tutto in un percorso che suggerirà riflessioni e meditazioni sull’evoluzione del paesaggio dalla rappresentazione di segni della natura a rivelazione di pensieri e linguaggi dell’uomo, dove l’arte nasce dalla relazione tra esperienza vissuta interiore ed esperienza sensibile fatta di ascolto e osservazione delle cose e dell’ambiente.

Il lario è bello perchè è vario 30X50, acrilico su tavola di abete
Fra gli artisti anche il giovanissimo talento lariano Stefano Perini, in arte Cheville, che proporrà per la prima volta in pubblico la serie dei “paesaggi destrutturati” del Lago di Como.
LE TEMPS DES GLYCINES 81x60
Monique Laville, insignita della medaglia di benemerenza per il suo impegno culturale dal premier canadese in persona, proporrà le sue celebri “vedute d’antan” ispirate ad epoche storiche ormai distanti dalla nostra frenetica vita contemporanea ma che ancora possono donarci preziose lezioni di vita.

12 Gilles Mazan. La Côte près de Bréhec, De[s]composition[s] de couleurs (4). 2014. Huile sur toile. 116x89 cm
Gilles Mazan sublima il paesaggio in segno e colore attraverso le tecnche della decomposizione coloristica, donando a ciò che lo circonda una prorompente carica espressionista che ha fatto di lui uno dei maestri del colorismo contemporaneo.

Immagine correlata
Anne Delaby attraverso la propria arte si fa medium frail fruitore e la natura incoraggiandolo a riscoprire quella capacità di “sintesi armonica” con il mondo che si traduce in un mutuo legame con esso in cui non vi è più polarità e conflitto ma armonia e benessere.
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Mina Kordali mette in atto un’estetica dei sentimenti, in cui il paesaggio rappresentato con tratti materici dove il colore predomina sulla linea, conserva un’eco di quel mondo antico che è  l’humus della in cui è germogliata una poetica fortemente evocativa che fonde sulla tela colori ed emozioni dell’artista. Poichè “ogni viaggio nel mondo è, innanzitutto, un viaggio in noi stessi”.

TABLINUM CULTURAL MANAGEMENT, CHI SIAMO:
La complessità e la rapidità dei cambiamenti in atto nel mondo culturale richiedono capacità crescenti di interpretazione del contesto, padronanza di metodi e strumenti per attivare strategie innovative al fine di garantire la sostenibilità dei progetti e delle organizzazioni in ambito culturale.

I nostri professionisti sono attentamente selezionati per essere in grado di coniugare le tradizionali conoscenze artistico-culturali a capacità e know-how che li rendano autonomi nella progettazione, gestione e promozione della filiera culturale.
L’obiettivo di Tablinum Cultural Management è quello di offrire servizi nell’ambito nel modo più completo possibile, con una forma flessibile ed innovativa capace di adeguarsi alle esigenze dei nostri interlocutori e sempre attenti ad una visione globale del progetto.
Dalla commistione fra preparazione umanistica e attenta analisi della domanda e dell’offerta, che regola il mondo culturale oggigiorno, nasce il progetto di Tablinum.
Per questo, i nostri progetti nascono dalla volontà di divulgare un modello culturale in cui il sistema dell’arte sappia comunicare i valori fondamentali che sorpassino le usuali logiche di mercato e riscoprano il valore primario della cultura, quale nutrimento della coscienza umana. Per questo amiamo considerarci prima di tutto “impiegati della cultura”.