«La scultura, come tutte le arti, è una via regia per conoscere il mondo e svelarne i segreti.”

Olivier Delahaye, Le Ventre lisse, 2005

Tablinum: quante declinazioni può conoscere l’arte? Tra le infinite sfumature con cui l’artista plasma la propria visione del mondo abbiamo cercato d’indagare le vie per cui si snodano le suggestioni di cinque scultori.

Cinque. Un numero non certo casuale. Un numero simbolicamente evocativo che fin dai tempi antichi è  associato all’atto di sperimentare, alla conoscenza concreta dei fatti, del cambiamento, del “mutamento di stato” di una situazione.

Gli antichi greci lo riconducevano a Hermes, messaggero degli dei, tramite tra cielo e terra. Cinque sono anche i sensi che fanno da bussola per l’essere umano nella sua esistenza: da un punto di vista emotivo, mentale e fisico, ad una condizione sempre nuova.

Il numero cinque è simbolo di una mente polimorfa,  costantemente  votata all’intelligenza e alla curiosità, porta con sé la tendenza ad avvicinarsi, a volte anche in modo pericoloso, a linee di confine, di trasgressione.

Il Numero Cinque è legato alla quinta lettera dell’alfabeto ebraico : Hey ( ה ), che significa intuizione, illuminazione. I cabalisti, individuano tre stadi per la lettera Hey, i quali si pongono su tre livelli diversi, successivi, in merito allo sviluppo della consapevolezza dell’essere umano nell’arco di tutta la propria esistenza.

Il mistero della nascita, la totale inconsapevolezza con cui l’essere umano è “gettato” in questo mondo, viene qui superata dall’entusiasmo nello scoprire quanto di bello e fertile è presente nel mondo che lo circonda. Arriviamo, qui, a intuire quella misteriosa potenza all’interno della nostra esistenza che ci sospinge al di là della contingenza.

Ma non dimentichiamo che questo numero conserva in sé  la  forza  dell’autoespressione. E Infatti, le componenti fisiche corrispondenti alla capacità di parlare, sono esattamente cinque: lingua, denti, palato, labbra e gola.

hans makart i cinque sensi.jpgProprio per la complessa interazione tra intelletto e parola, il cinque suggerisce di utilizzare ogni tipo di disciplina interiore ed esteriore, al fine di “traghettare” la nostra personalità, da uno stato di disagio, di ricerca di un aliquid, allo stato desiderato. Solo governando bene la comunicazione, l’espressione di idee, sentimenti e fatti, è possibile giungere a uno scambio equilibrato e quindi crescere.

Una simbologia tanto intensa che trova le sue diverse impressioni nelle opere di questi cinque scultori. Armonia e contrasto, ricerca e sublimazione si fondono nelle loro opere.

La scultura riunisce in sé il concreto tentativo di plasmare il mondo che ci circonda e allo stesso tempo di infondere ad esso le suggestioni che s’imprimono con maggiore forza nell’animo umano. Un’interpretazione di cui l’artista si trasforma in un medium privilegiato.

La terza edizione de Le cinque anime della scultura, presso officinacento5 si rivela un tentativo di plasmare il mondo che ci circonda grazie a un’ acuta analisi dei propri sensi e una declinazione fatta di suggestioni che si concretizza in cinque diverse anime d’artista.


LE CINQUE ANIME DELLA TERZA EDIZIONE

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 Alexandra Slava Sevostianova,  artista dalle origini ucraine, è anagraficamente la più giovane tra gli artisti selezionati per questa terza edizione.

La sua è una carriera di promettenti successi: a soli vent’anni, Alexandra Slava Sevostianova ha già riscosso importanti riconoscimenti tra cui quello di The Art Renewal Center e le sue opere sono già parte di importanti collezioni private in Ucraina, Malta, Francia e in Italia.

In occasione delle Cinque Anime della Scultura, esporrà quattro opere, plasmate in argilla, in cui al rigore anatomico, riecheggiante una classica perfezione, si fonde la forte sensibilità di un’artista che sa guardare oltre la contingenza librandosi sulle ali delle proprie emozioni.

Le sue sculture si fanno manifesto della lotta che lo scultore ingaggia in favore di bellezza e verità contro la trivialità della vita di tutti giorni. Proprio la volontà di librarsi al di sopra delle brutture della quotidianità in nome di un più alto ideale è l’ispirazione primaria di “Call for Angels” una scultura che si fa manifesto programmatico delle emozioni che spingono l’artista all’atto creativo.

“My Ukraine” è un tributo alla propria patria d’origine stretta nelle spire di serpenti che non sono riusciti a piegarne la forza e pronta a risorgere più bella che mai.  “The Unbearable Lightness” esprime tutta l’insostenibile leggerezza di un rapporto amoroso come tanti, vissuto fra gli alti e i bassi della quotidianità, ma che non abbandona la propria aspirazione a sublimarsi in un sentimento eterno e incorruttibile. “Take My Pain Away”  è un autoritratto in cui l’artista non esita ad esporsi all’occhio dello spettatore in tutta la propria fragilità interiore.


Risultati immagini per cecilia martin birsaCecilia Martin Birsa dichiara di non poter vivere che d’Arte: “senza potrei solo sopravvivere”.

Ed è proprio questa urgenza irrinunciabile, quanto il respirare, che emerge nelle sue sculture. Esse sono realizzate con un medium inusuale che ci stupisce per la sua semplicità e per le forme che la scultrice riesce, non senza fatica, a liberare da esso: la pietra di fiume con tutta la sua atavica imprevedibilità che “parla di magma, abissi, ghiaccio e terra”.

Medium come la mucronite, il granito o il serpentino richiedono un vero e proprio atto di maieutica per liberare quelle forme che attendono in un dormiveglia, durato secoli, forse anche millenni, di essere risvegliate.

In occasione de Le Cinque Anime della Scultura, Cecilia Martin Birsa riproporrà tre opere accolte con grande successo in occasione della sua ultima personale a Venezia presso la Galleria Melori&Rosenberg in concomitanza del cinquecentenario del Ghetto Ebraico di Venezia: “Arcuata”, “Donna allo Specchio” e “Nodo Nero”.

In queste sculture, l’artista libera dalla pietra forme dalla sensualità atavica propria dell’universo femminile che si rivela saldamente legato a quel mistero arcano e inesauribile che è la vita e che giunge attraverso tutto ciò che ruota attorno a esso.


teresa conditoTeresa Condito è stata membro del Collettivo la Grand Bouffe presso la 56° Biennale di Venezia, dove ha ricevuto il premio ufficiale dallo stato del Guatemala e dal Commissario del Padiglione Nazionale. Torna ad esporre con Tablinum a seguito di Ars Naturans, svoltasi in agosto presso il Museo Giardino Botanico di Villa Carlotta.

Il suo sviluppo artistico vede nella creazione di volumi scultorei la sua forma comunicativa più efficace ed espressiva. I materiali prescelti spaziano  dal marmo al corten passando per l’alluminio, l’acciaio, il plexiglass e le pietre preziose.

Le opere esposte in occasione de Le Cinque Anime della Scultura esprimono eloquentemente una fase di forte ispirazione artistica in cui le emozioni fanno scaturire nuove soluzioni creative. Nascono così opere come “Black and White”, “Thrill” e “Metamorphosis”.

Si tratta di sculture in plexiglass di piccolo formato in cui alla trasparenza di questo materiale si legano  forme volutamente astratte e colori contrastanti fra loro, così come le due facce da cui è possibile ammirare la scultura in un corto circuito emozionale che restituisce la forte emotività dell’artista e lo stato di continua metamorfosi in cui esercita la propria particolare sensibilità mediante il processo creativo.


Risultati immagini per roberto piaiaRoberto Piaia ha da sempre rappresentato l’animo femminile fondendo nelle sue opere, pittoriche e scultoree, l’insegnamento degli antichi maestri a tecniche fortemente innovative, frutto di studio e sperimentazione costanti che lo rendono un vero e proprio pioniere.

Ideatore della tecnica pittorica dell’Assurfivo, Piaia nel 2009  entra ufficialmente nel Gotha dei migliori pittori d’Italia, avendo ricevuto dal Comitato Critico del Catalogo d’Arte Moderna, edito da Mondadori, la classificazione di AIC, cioè Alto Interesse Critico. Nel 2011 espone alla 54 Biennale di Venezia padiglione Italia e presenta ufficialmente la sua prima  statua di marmo di Carrara “Iris” e un dipinto  a olio dal titolo “Darya in Cladico”.

In ambito scultoreo la sua ricerca lo ha portato a rielaborare un’ ideologia artistica  in cui il classico si congiunge alla dinamicità. Per questo le sue sculture si fanno fusione di valori al contempo pittorici e scultorei.

Le sue creazioni scultoree sono realizzate utilizzando il marmo statuario o la fusione di bronzo. In esse pur mantenendo come soggetto d’ispirazione la figura femminile, i volumi del corpo sono costituiti da una doppia elica che si avvita su se stessa creando una spirale.

Piaia presenterà durante Le Cinque Anime della Scultura  “Mudra” e “Oltre in Bronzo” realizzate una in bronzo, l’altra con una particolare lega in bronzo e acciaio frutto di studi e sperimentazioni personali. In Mudra, Piaia traspone sul piano scultoreo i concetti propri dell’Assurfivo che fondono inscindibilmente rappresentazioni che scopriamo solo in apparenza inconciliabili:  il realismo figurativo di volto e mani astrae la propria compostezza dal sapore accademico nel volume spiraleggiante del corpo, dove le forme richiamano concetti tipicamente surrealisti dominati dall’arcano e dalla fantasia.

In “Oltre in Bronzo” il concetto di leggerezza e scomposizione materica è richiamato dalla scomposizione del corpo femminile in una doppia elica in cui l’esecuzione rasenta l’utopia in “uno studio machiavellico di pieni e vuoti”.


Risultati immagini per pablo atchugarryPablo Atchugarry si divide fra l’Uruguay, sua patria d’origine, e l’Italia, a Lecco, dove vive dal 1978.

Sin dagli albori della propria carriera ha dedicato la propria ricerca artistica alla scultura esprimendo attraverso vari materiali la propria poetica, componendo con cemento, legno e metalli fino ad approdare al marmo statuario di carrara con il quale ha realizzato le sue celebri sculture monumentali.

Giunto in Italia, a Lecco, nel 1978, ha intrapreso la sperimentazione e la creazione di sculture monumentali in marmo di carrara. Il suo primo tributo non può che essere a Michelangelo Buonarroti con due opere “ La lumiere” e “ la Pietate”.

Diventato ormai un’ icona artistica dell’ Uruguay, ha realizzato in occasione della 50ª Biennale di Venezia il gruppo scultoreo “Soñando la Paz”.

Nel 2015 ha esposto 40 delle sue opere in una personale a Roma presso il Museo dei Fori Imperiali “Pablo Atchugarry. Città Eterna, eterni marmi”  e ha realizzato per il padiglione Uruguaiano della Expo 2015 una scultura intagliata nel legno di un ulivo vecchio più di 800 anni, intitolata “La vida después de la vida” 

L’artista presenterà in occasione de Le Cinque Anime della Scultura la sua ultima creazione, “Senza Titolo”, da poco terminata, in marmo statuario di Carrara.

Il marmo sembra schiudersi al tocco dello scalpello di Pablo  Atchugarry in candide pieghe che mutano e al contempo si cristallizzano scandendo il tempo dell’Arte che scorre con l’apparente lentezza delle creazioni immortali. Essenzialità e purezza delle forme sono il linguaggio di quest’opera che ci si presenta senza un titolo stabilito dall’artista e lascia libera l’interpretazione dello spettatore di spaziare fra significante e significato.

 
 

Displaying 2016 - Statuary Carrara marble h 60.5x30x22 cm Untitled.jpg

Senza Titolo, marmo statuario di Carrara, 60,5 x 30×22 cm, 2016